FOIBE: STORIA DI UN ECCIDIO DIMENTICATO
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FOIBE: STORIA DI UN ECCIDIO DIMENTICATO

Il 10 febbraio si è celebrato il giorno del  ricordo delle vittime delle Foibe.
Le foibe sono voragini naturali, tipiche del Carso e dell’Istria, nelle quali i partigiani Jugoslavi  gettavano i cadaveri delle loro vittime per farle sparire. Oggi si continua a parlare di foibe in riferimento ai massacri ai danni degli italiani, che si verificarono tra il concludersi della seconda guerra mondiale e l’immediato dopoguerra, precisamente tra il 1943 e il 1947.
Le vittime dell’eccidio delle Foibe furono tra le cinquemila e le diecimila circa. Ad essere uccisi non furono solo fascisti e avversari politici, ma anche e soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane e tutti coloro che decisero di opporsi alla violenza dei partigiani di Tito. Quella della strage delle Foibe è una storia tragica e disumana, a lungo rimasta nel silenzio, e solo negli ultimi anni portata alla luce. Per commemorare le vittime dei massacri delle foibe, nel 2005 è stato istituito il Giorno del Ricordo.

SORDI ASCOLTATE!

La tragedia delle foibe purtroppo non è finita. Tragedie simili e più atroci continuano in ogni parte del mondo. Quando vediamo la povertà, la miseria e le oppressioni che dominano in enormi regioni del mondo, i milioni di affamati nelle strade delle grandi città latinoamericane, africane ed asiatiche, capiamo che i crocifissori non sono mai scomparsi e i crocifissi continuano ad aumentare.  

Foibe ci fa ricordare che Il nostro grande mondo continua ad essere minacciato da violenze, odio,  guerre e distruzione,  mentre le armi si ammucchiano in mezzo ad una umanità affamata, e molti dei leaders tacciono. Le nostre guide politiche e religiose spesso lanciano slogans e  discorsi espressi con parole troppo prudenti, che si perdono come fumo al vento. E’ invece compito di ogni cristiano, compito di tutti i governanti,  compito di tutti i pastori delle diverse chiese difendere la vita, difendere tutti, particolarmente gli ultimi e i dimenticati. Molti secoli fa, il profeta Isaìa aveva parlato con parole  forti: “Sordi, ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere. Chi è cieco, se non il mio servo? Chi è sordo come il servo del Signore? Hai visto molte cose, ma senza farvi attenzione, hai aperto gli orecchi, ma senza sentire. Eppure questo è un popolo saccheggiato e spogliato; sono tutti presi con il laccio nelle caverne, sono rinchiusi in prigioni. Furono saccheggiati e nessuno li liberava; furono spogliati di tutto e nessuno li difese.” (Is. 42,18-23).

ASCOLTIAMO IL GRIDO DI CHI SOFFRE!

Il dolore dei popoli che soffrono non è frutto del caso o della fatalità, ma di forze storiche ben concrete. E’ frutto di una violenza studiata dai poteri del male. E’ frutto di un’ ingiustizia pianificata da persone concrete e senza scrupoli: ci sono i faraoni che opprimono il popolo, i farisei che tacciono, i diversi “Pilati” che  crocifiggono. Tutti hanno un nome, nomi personali o collettivi, nomi di organizzazioni, nomi della cultura della morte. Ci sono posti dove la morte del popolo si nasconde ed appena si può vedere. In altri angoli del mondo il dolore è così chiaro da non sfuggire neanche ad un cieco. Il grido di chi piange e soffre deve arrivare ai nostri cuori. Il grido di sofferenza degli ultimi e dimenticati aspetta una risposta da ognuno di noi. Ed ogni risposta esige da parte nostra una solidarietà con chi piange ingiustamente. Solidarietà significa difendere la giustizia; significa credere fermamente che i difensori della verità non muoiono mai, ma continuano a vivere nel popolo che hanno amato e per il quale si sono sacrificati. Solidarietà significa che  il grido di dolore dei poveri deve trasformarsi in croce di speranza sulle spalle di chi li difende e li  ama,come ci ha insegnato Gesù di Nazareth.

Teresino Serra

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